Poesia

275) La casa dei sogni e dei progetti – 02/10/2023

 

 

una poesia al giorno

 

Non più vedrò i gigli rossi, al numero 3

di via Libertà prima traversa, sopravvissuti

al tempo e tanto cari a mia madre…

Non più scriverò in quel “sacro” posto,

per trovare da apprendista scrittore

le giuste energie e sempre nuove motivazioni,

dei miei libri i primi e gli ultimi capitoli…

In quella casa modesta, ma ricca di valori

tenacia e solidarietà, pur tra sacrifici e rinunce,

ho trascorso, tra gioie e tristezze giovanili,

gli anni più belli, di attesa e di speranza…

Non più udrò le voci strillanti dei ragazzi,

intenti da sempre al gioco con serio impegno,

e delle madri raccontarsi ad alta voce

da finestre e verande, nelle pause

dei lavori domestici, le loro speranze

i sogni e i vissuti quotidiani…

e tanta musica sparata ad alto volume,

colonna sonora anch’essa da condividere

nel ridotto e rumoroso quartiere…

Di ciò mi rimangono oggi solo tanti ricordi.

 

E rivedo sullo sfondo, come spezzoni

da “Cinema Paradiso”, le corde tra i balconi

penzolanti da mattina a sera di biancheria

stesa al sole e al vento, o di coperte

delle grandi occasioni per accogliere

la visita benedicente dei santi in processione

o del grande politico di turno…

E ancora le rumorose vecchie carrozzelle

(i taxi degli anni ’60), che attiravano

la curiosità del vicinato ad ogni arrivo;

i primi sguardi amorosi degli adolescenti,

che si intrecciavano attraverso finestre socchiuse;

i primi televisori, acquistati a rate

dai pochi benestanti, richiamo serale

dei vicini, pronti ad invitarsi con la sedia

portata da casa, affascinati dai programmi

popolari più seguiti del tempo;

il fuoco di Santa Lucia, richiamo attorno al rogo,

ogni tredici dicembre, di tutti, piccoli e adulti,

per vivere sentiti e veri momenti comunitari

di gioia e di piacere, mentre tra le braci

arrostivano patate e peperoni; e a cadenza

periodica le grida mattutine delle mamme

(da consumate attrici) per comunicare

al vicinato l’ennesima fuitina delle figlie.

Di ciò mi rimangono oggi solo tanti ricordi.

 

Per l’ultima volta oggi ho salutato la casa materna,

ma anche un’intera comunità, che ancora,

pur abitando io altrove, mi annovera

tra i suoi figli (da vera  “famiglia allargata”,

carente di beni materiali ma ricca di umanità

e di sentimenti solidali nei momenti difficili).

E i ricordi si affollano: quelli di un mondo,

ormai completamente resettato e mutato

in pochi anni, disorientando, e non poco,

la mia generazione, “costretta” a vivere e

attraversare (come in un viaggio nel tempo)

tutte le epoche e i modelli socio-economici

dell’uomo da quando è apparso sulla Terra.

Osservo, prima di andare via, tutti gli elementi

della piccola casa: il tavolo polifunzionale,

dove si pranzava, si cenava e si studiava

tutti insieme (coll’inconfessabile desiderio,

in noi ragazzi, di avere uno spazio riservato

e personale); il comodino, dove ho poggiato

gli amati libri e la mia prima radiolina,

acquistata a rate, per seguire nel 1960 le grandi

Olimpiadi romane, il giro d’Italia e il Tour;

il mio lettino, il posto dei miei sogni, dei progetti

delle mie letture, e dei viaggi fatti insieme ad Ulisse,

a Sandokan, Capitan Mike e Grande Blek.

 

Di ciò mi rimangono oggi solo tanti ricordi.

La modesta casa di mia madre è rimasta,

sempre, rifugio nei momenti di crisi

e agorà in quelli di gioia con amici e parenti;

e dopo il matrimonio staccato solo fisicamente,

rimanendo presente con i sentimenti

e il desiderio continuo di ritornarci…

Buona fortuna, piccola casa dei miei sogni

e dei progetti, con l’augurio e la speranza

che i nuovi proprietari ti portino rispetto

e ti vogliano bene, come per tanti anni

hanno fatto mia madre e i suoi figli.

Crotone 01/10/2022

 

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