Poesia

277) Il professore di religione – 04/10/2023

 

 

una poesia al giorno

 

Nel ruolo di insegnante di religione

non riusciva proprio a stabilire o imporre

un buon rapporto con gli alunni

troppo democratico troppo poco formale

troppo permissivo e fraterno

troppo alla mano troppo di tutto in questo senso,

e i ragazzi al contrario hanno bisogno di modelli

seri autorevoli integri portatori di valori

che non facciano trasparire sentimenti e debolezze.

 

Per i Capi d’Istituto era una vera iattura

e le lunghe tiratine d’orecchie in Presidenza

non sortivano effetti o miracoli;

per i colleghi, anche i pazienti e tolleranti,

una disperazione: in un’ora settimanale

riusciva a distruggere i loro costrutti educativi.

Ad ogni proposta della Curia d’inizio anno  

seguiva un lungo braccio di ferro

con i poveri presidi di turno

che si agitavano al solo pensiero di averlo

nel proprio organico per tutto l’anno.

 

Era famoso in tutta la provincia

e i responsabili della Curia si pentivano

ogni anno d’averlo portato avanti

per pietà e i soliti andazzi clientelari.

Al termine di grandi manovre

e lunghe discussioni durate più

di cinque anni si raggiunse un accordo

salomonico fra tutti i dirigenti:

a rotazione annuale con l’aiuto del Signore

l’avrebbero sopportato tutti quanti.

Era buono e sensibile ma scarso

di preparazione pedagogica e didattica,

confondeva facilmente la Scuola

la programmazione e l’insegnamento

con le sale da gioco rumorose

o i chiassosi mercati rionali.

………………………………………

Ma, laddove non necessitavano

strategie didattiche o progetti educativi,

testimoniava grandezza d’animo

verso tutti gli esseri umani e infinito amore

e sensibilità per l’ambiente e le piante.

Sposò dopo breve e veloce conoscenza

– suscitando curiosità stupore e facile ironia –

una donna di pari grado buona e sensibile.

La nuova condizione rafforzò più che mai

in lui il rispetto per il verde per le cose

per le piante e durante i mesi estivi

nelle ore più calde della giornata

andava in giro con una vecchia macchina

ansimante carica di venti bidoni di venti litri

ciascuno a sorreggere la vita degli alberi

messi a dimora e abbandonati che sfuggivano

alla manutenzione e alla cura del pur ottimo

progetto Crotone città giardino.

 

Prima da solo, poi con la moglie e infine

con il bambino appena nato per dargli

i rudimenti di una coscienza ambientale.

Facilmente cadde di nuovo sotto i lazzi

e i frizzi dei soliti fannulloni e perdigiorno

e di quelli che non alzano mai un dito

neppure per la madre agonizzante,

poi pian piano divenne una visione

naturale e necessaria al paesaggio

anzi di più e per tutti – adulti e bambini –

un modello educativo da seguire

immediato pratico esemplare innovativo.

 

Diverso dai soliti dei gruppi organizzati

che hanno bisogno di grossi teorici

progetti educativi e di risonanti platee

per convegni lunghe discussioni e per infinite

inutili diatribe politiche e sindacali.

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