109) Sempre più rare le feste – 19/04/2023
Sempre più rare le feste, con in testa
i fratelli delle confraternite e le sorelle,
in rituali e cadenzate processioni,
un lento rinseccarsi della memoria,
un mortificante impoverimento
d’identità e tradizioni, un recidere
continuo di legami e radici.
Una civiltà che scompare.
Privi di un braciere (anche virtuale)
per scambiare e trasmettere cultura
ed emozioni, oggi manca l’occasione
per parlare ai giovani di feste e sagre
paesane, momenti importanti
per generazioni, usi solo a lavorare
e fare sacrifici. Manca l’occasione
di far conoscere loro la cura delle erbe,
trattate abilmente dalle mani di mamme
esperte. Manca l’occasione oggi di far
conoscere ai figli i giochi di un tempo,
primo vero approccio con le regole
da rispettare; e i riti del fidanzamento
e del matrimonio, tra contratti serenate
ritualità maschiliste e corteggiamenti.
Manca l’occasione di far conoscere
i mestieri di un tempo, oggi scomparsi;
e il grosso ruolo nell’economia rurale
dell’asino, animale forte e paziente, o
la sacralità del pane, da rispettare come
il vino, le “fannacche” di pomodori,
l’olio, i brindisi, i fichi secchi e la calia.
Sempre più rare le feste, con in testa
i fratelli delle confraternite e le sorelle,
e non più in funzione catusi e canali,
delle contrade un tempo di ogni attività
vere agorà per animali e contadini, oggi
da rovi coperti a Sangianni, Varcima
e Biviera, insieme alla storia di intere
generazioni. Eppure come gli esseri umani,
anche i luoghi e i paesi hanno un nome,
un’anima, una cultura, una lingua specifica,
una memoria da tramandare, una tradizione
civile e religiosa, una consistenza letteraria,
che si trasmette anche oralmente, una storia
da non contemplare solo come esaurita
nel passato, ma attualizzata e riutilizzata
dalla coscienza dei singoli e rielaborata
dalla mente e dal cuore. Non un prima e
un dopo, ma un “presente” continuo, che
realizzi l’identità delle persone e dei paesi.
Sempre più rare le feste, con in testa
i fratelli delle confraternite e le sorelle,
con il pensiero rivolto ai paesani lontani,
ma con il cuore e il contributo economico
ogni anno presenti. Emigranti per bisogno,
(l’unità al Sud non ha portato bene) non
viaggiatori per turismo, in cerca di fortuna
altrove, nei vasti territori americani e
le ricche zone del Nordeuropea.
Con la mente rivolta sempre al paese natio,
agli amici parenti e conoscenti. Chi tornava
con i segni del riscatto veniva chiamato
“u mericanu”. Un mondo calante su cui
è calato da tempo un silenzio ricco di motivi,
spunti e tematiche per letteratura, arte
e poesia. Offrono abbondante e ricco
materiale da modellare le difficoltà di vita
e le sofferenze dei meridionali, costretti
a vivere ancora oggi con mentalità servile
in un sistema feudale: l’emigrazione,
le mancate libertà fisiche e psicologiche,
l’arroganza del potere mafioso e
la debolezza dello Stato, le ingiustizie
sociali, le guerre subite, la difficoltà
di trasformare la politica del clientelismo
in politica di servizio, l’impossibilità
di educare le masse alla cittadinanza attiva
e al pensiero critico… Ricco così di scrittori
è il nostro territorio, e di cantanti e artisti.
Sempre più rare le feste, con in testa
i fratelli delle confraternite e le sorelle,
anziani e giovani uniti da dignità,
senso del dovere e da identico corredo
valoriale. Come i grandi patriarchi
biblici e i mitici eroi della Grecia classica,
anche i nostri nonni, per rispetto della legge
divina o delle regole umane, erano pronti
a sacrificare la propria vita e i figli adorati.
Oggi il ricordo mi commuove e mi rende
orgoglioso per tale eredità, di pari intensità
alla tristezza che inducono i contesti privi
dei rudimenti del vivere civile, per un frainteso
-notorio a tutti- senso delle libertà individuali.
Ma educato in famiglia al senso del dovere e
del servizio, al rispetto della dignità e
della libertà di tutti, al culto della “parola data”
e dell’ospitalità; avviato e formato dalla scuola
alla logica aristotelica e del buon senso,
alle certezze della matematica e del diritto;
ho grosse difficoltà oggi, anno del Signore 2018,
a rapportarmi, in modo sincero e corretto,
sia con le persone che con la burocrazia,
e non capisco più cosa indicano i termini
(da tempo logori e consunti) come politica,
sindacato, scuola, educazione, e tutto ciò
che è riferito al bene, al bello, al giusto,
al diritto e ad una civiltà condivisa… Solo
quando un uomo prende coscienza e voglia
di diventare libero e di buoni costumi,
può vivere in condivisione con gli altri.
Per dare e ricevere amicizia vera e sincera;
per dare e ricevere arricchimento spirituale;
per dare e ricevere “monete” vere e non false,
affermando il principio che una sola moneta
vera vale più di migliaia di monete false.
una poesia al giorno