Teatro

Il giorno del miracolo (con supporto musicale)

Dramma storico in un atto e cinque scene di Carlo Ripolo

Musiche dei Cori di Antonio Santoro

Il fatto si svolge tra il 7 e l'8 settembre 1594
Tutte le scene sono ambientate nella Chiesa Matrice

Personaggi
Francesco Marullo, Arciprete della Chiesa Matrice …….
Loffredo Sigismondo, Marchese di Motta Bufalini………
Domenico, il sagrestano ……………………………………………….
Teodoro, il cenobita di Varraro…………………………………….
Il comandante di piazza………………………………………………….
Iacopello Poliziano, Parroco della Chiesa di S. Caterina
Contadino…………………………………………………………………………
Prima contadina ……………………………………………………………..
Seconda contadina…………………………………………………………..
Terza contadina……………………………………………………………….

Coro
Prima corista……………………………………………………………………
Seconda corista………………………………………………………………..
Terza corista…………………………………………………………………….
Quarta corista………………………………………………………………….
Quinta corista…………………………………………………………………
Sesta corista……………………………………………………………………
Settima corista……………………………………………………………….
Ottava corista…………………………………………………………………
Nona corista…………………………………………………………………..
Decima corista……………………………………………………………….

Scena prima – I prodomi
(Si apre la scena in chiesa, tra l’altare e la balaustra)

Coro descrittivo (con supporto base musicale) – Paese nostro tranquillo e operoso, / situato su un ameno colle a metà strada tra i monti e il mare, / aperto alla luce mattutina, al grecale e al maestrale, / difeso da poderose mura e da scoscese di tufo, / un bellissimo castello svetta nella parte più alta, / coronato da due borghi, con le case fatte di fascine incretate.
Paese nostro tranquillo e operoso, / qui l’aria e saluberrima, il vino speciale per bontà, / qui si raccoglie la manna, si trova il gesso, / la terra rossa dei vasai, l’etite, si trovano i tartufi, / nascono i capperi, si produce cotone ed olio di sesamo. / Bellissimi i pascoli e grande l’abbondanza / d’erbe medicamentose che nascono spontanee. / Vi pascolano e sono ingrassati gli armenti regi dei cavalli. / Ricca è l’uccellagione di pernici, coturnici, tordi, / galline selvatiche, beccaccini, aironi ed altri uccelli minori. / Rigogliosi gli orti frondosi di limoni, cedri e mele bionde.
Paese nostro tranquillo e operoso / alla ricerca solo di pace, tranquillità e migliori condizioni di vita…
(Il coro rimane sullo sfondo in ombra)
Domenico, il sagrestano (mentre ramazza, si lamenta ad alta voce) – Oggi, 7 settembre dell’anno del Signore 1594, è stata un’altra giornata afosa e “sciroccosa”… Il caldo ancora non vuole finire quest’anno. In queste condizioni non è facile fare le pulizie, si suda come quando si fa “a shirpa” o si abbacchiano le olive…
Arciprete Francesco Marullo (mentre mette ordine sull’altare) – Sempre a borbottare e a lamentarvi… Fate perdere la pazienza non solo a me, ma anche alla Madonna che vi osserva giornalmente nei vostri monologhi… Domani è la festa del suo nome e la chiesa deve mostrarsi più bella e più pulita del solito…
Teodoro (entra in chiesa agitato e preoccupato) – Monsignore, brutte notizie… Corrono voci che si siano intensificate le incursioni corsare in questi ultimi giorni sulle coste calabresi. E non sono i soliti saraceni, ma un gruppo di avventurieri capitanati da Sinan Bassà…
Domenico, il sagrestano – Ma chi? Scipione Cicala?…
Teodoro – Si, proprio lui, il ragazzo genovese, appartenente alla nobile famiglia dei Cicala, rapito dai Turchi a 16 anni, convertito alla religione musulmana e addestrato all’arte della guerra, esattamente come il più famoso Uccialì di Le Castella, l’unico musulmano non domato a Lepanto, e come tanti altri giovani cristiani, resi schiavi…
Dopo un secolo di scorrerie, dal Tirreno allo Ionio, da Paola a Cetraro, da Cariati a Cirò Le Castella e Reggio Calabria, ci eravamo illusi che fosse subentrato un periodo di relativa tranquillità, dopo la vittoria a Lepanto, nel 1571, della flotta cristiana… Ed invece, siamo di nuovo in ansia e in pericolo, nonostante la lontananza dal mare e le fortificazioni adeguate…
Arciprete Francesco Marullo – Di quanti lutti è segnato questo secolo? Uccisioni, saccheggi, devastazioni, rapimenti… Ricordate il rapimento di Laura, la bellissima ragazza di Cariati, diventata poi la favorita del sultano? In tutte le fiere viene raccontata e cantata la sua storia, insieme a quelle di tante donne, uomini e bambini, rivenduti come schiavi ai mercati di Algeri, Tunisi, Tripoli, Istanbul, Cagliari, Almeria, La Valletta…
Teodoro – E’ sconfortante per comunità pacifiche come la nostra, dedita al lavoro e ad una vita dignitosa, dover temere per la propria vita, per le proprie case costruite con sudore e sacrifici, per le chiese innalzate con fede ed amore, dover risentire ancora il grido di allarme “mamma, li Turchi”…
Arciprete Francesco Marullo – Se tutto ciò corrisponde al vero, bisogna organizzare una qualche difesa… Per questo motivo, Domenico, andate subito a chiamare il Comandante delle guardie, il Marchese e il parroco di Santa Caterina, e fateli venire d’urgenza in chiesa.
Domenico, il sagrestano (borbottando…) – Vado… Vado… Vado subito!
(Chiusura scena con lo spegnimento delle luci)

Scena seconda – Riunione in chiesa
(Apertura scena con l’accensione delle luci)

Coro di lamentazione (con supporto base musicale) – Turchi saraceni assetati di sangue e di prede, / perchè non avete rispetto del lavoro e dell’uomo? / Perchè distruggete le chiese e le povere case? / Perchè violentate e uccidete anche donne e bambine?
Turchi saraceni assetati di sangue e di prede, / qui si vuol vivere sol di lavoro e di pace, / qui si vuol pregare nelle chiese di Dio, / costruite con amore fede e sacrifici. / Perchè volete profanare l’imponente Chiesa Matrice, / la Chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, / o quella di Santa Maria delle Grazie e SS. Rosario? / Da miscredenti irrispettosi è profanare il sacro Convento di Santa Maria del Gesù /o sfiorare con mani sacrileghe la nostra bella statua in marmo della Madonna col Bambino / che da settant’anni guida e protegge il nostro paese…
(Il coro rimane sullo sfondo in ombra – entrano in scena i personaggi fatti chiamare dall’Arciprete)
Arciprete Francesco Marullo – Signor Marchese, vi ho fatto chiamare perchè in paese circolano voci allarmistiche su possibili scorrerie di saraceni…
Marchese Sigismondo Loffredo – Si, padre Francesco, anche a me sono sono pervenute notizie di questo genere, ma siamo pronti a qualsiasi evenienza, anche ad eventuali attacchi…
Il comandante di piazza – Certamente, in caso di attacco farò scattare il piano di emergenza a difesa dei 350 e più fuochi del paese; primo impegno sarà quello di far ricoverare all’interno del castello e del centro fortificato gli abitanti della Guarnaccia e dello Zopardo e chiudere poi sia la porta di Terra che quella principale di San Michele con il ponte levatoio… e come previsto per situazioni di allarme, la gente sarà avvisata con i rituali rintocchi delle campane, previsti in caso di pericolo. Per poter far fronte adeguatamente ad eventuali attacchi ed assalti dei saraceni, i nostri armati saranno sistemati nei punti più deboli del sistema difensivo…
Marchese Sigismondo Loffredo – Non dimentichiamo che la posizione del paese e il castello ben posizionato hanno sempre permesso una difesa adeguata e consentito di rintuzzare qualsiasi attacco di nemici…
Arciprete Francesco Marullo – Speriamo bene…
Parroco Iacopello Poliziano – Quindi le chiese e le case fuori le mura saranno lasciate senza protezione, in balia dei Turchi e della loro furia distruttrice? Cosa ne sarà del bel portale in pietra intagliata della chiesa di Santa Caterina? E l’altorilievo in marmo bianco, raffigurante la Madonna col Bambino e lo stemma dei Pignatelli? E i dipinti e i documenti della chiesa del Rosario? Indifeso rimarrà pure il Convento, come durante l’ultima incursione dei turchi del 1581, quando, fuggiti tutti verso le montagne, rimase solo padre Francesco Mazzacara in preghiera davanti alla statua della Madonna…?
Marchese Sigismondo Loffredo – Non è possibile fare altro… In caso di pericolo, bisogna pensare principalmente a salvare le vite umane…
(Chiusura scena con lo spegnimento delle luci)

Scena terza – L’attacco

(All’alba dell’8 settembre la popolazione di Bovalino Superiore viene svegliata dai rintocchi “a martello” delle campane della Chiesa Matrice, che avvisano, con suoni rapidi e secchi, dell’avvenuto sbarco alla Marina dei Saraceni...)
(Apertura scena con l’accensione delle luci)

Coro di disperazione (con supporto base musicale)Un senso di abbandono ci sovrasta, / impossibile è difenderci dai Turchi saraceni / già abbiamo subito nel passato altri attacchi… / Non basta più purtroppo allontanarsi dalla Marina, / costruire torri di avvistamento e misure preventive… / Nelle veloci scorrerie i Turchi saraceni sono diventati esperti, / arrivano veloci e di sorpresa, / saccheggiano, depredano, uccidono / e rapiscono le donne per gli harem / e i bimbi da rendere schiavi… / Solo pochi hanno la possibilità di essere riscattati, / con denaro e gioielli, i poveri subiscono anche questa discriminazione… / Un senso di abbandono ci sovrasta, / impossibile è difenderci dai Turchi saraceni. / Cosa fare? Come ostacolarli? / Con i forconi? Con le zappe e gli attrezzi da lavoro? / O con la preghiera e l’abbandono nelle braccia della Madonna?
(Il coro rimane sullo sfondo in ombra)
(I Turchi saraceni assediano il paese, ma trovano scarsa resistenza… e con facilità riescono ad entrare anche all’interno del centro storico e del castello. La gente, terrorizzata, si rifugia nella Chiesa Matrice…)
Arciprete Francesco Marullo – Ma come è stato possibile ai corsari entrare con facilità nel paese? Difeso da un poderoso castello, seppur ancora non completato, e da una felice posizione, che lo rende non facilmente accessibile…
Prima contadina (a bassa voce, esitante e imbarazzata) – Monsignore arciprete, corre voce che in paese ci siano dei traditori, che hanno permesso in qualche modo ai saraceni di entrare in paese..
Arciprete Francesco Marullo – Se è vero, è un fatto gravissimo..
Seconda contadina Non solo traditori, ma anche corrotti… Hanno venduto il paese e i suoi abitanti per vile denaro..
Arciprete Francesco Marullo – Calunniose illazioni…
Terza contadina – E la cosa più grave, si dice e si mormora, i traditori e i corrotti sono persone altolocate e non semplici cittadini…
Prima contadina – Si dice che qualcuno abbia aperto di nascosto la porta di terra, ricevendo in cambio 19000 ducati…
Arciprete Francesco Marullo (confuso e impacciato) – Non è possibile, non è possibile…
Teodoro (agitato e amareggiato) – Intanto, mentre gli uomini validi cercano di salvare il paese e limitare i danni, opponendo una qualche resistenza, le donne continuano a rifugiarsi qui in chiesa; fuori i saraceni stanno saccheggiando dappertutto, appiccando il fuoco a case e fienili, razziando viveri e animali, uccidendo chi non è riuscito a scappare… Hanno appiccato il fuoco dovunque, e nel castello bruciano sia i documenti dell’archivio e delle chiese che i libri della biblioteca… Con le loro scimitarre uccidono e sfregiano persone e cose… Infine per non dare scampo ad alcuno e distruggere tutto hanno dato fuoco ai quattro angoli del paese…
(Chiusura scena con lo spegnimento delle luci)

Scena quarta – Il miracolo e la fuga dei Turchi
(Apertura scena con l’accensione delle luci)

Coro di implorazione alla Vergine (con supporto base musicale) T’imploriamo madre Vergine bella, / non permettere che i nemici della fede / prevalgano su chi in Te ha riposto la sua vita, / e in nome Tuo si è battuto cinque lustri fa / con eroismo e sprezzo del pericolo / nella cruenta e decisiva battaglia navale di Lepanto., / come raccontato nella cappella di Santa Maria della Vittoria / a Te in onore e per ringraziamento dedicata / da chi ha armato una galea con marinai locali / lo stesso anno della nascita di Camillo Costanzo
(Il coro rimane sullo sfondo in ombra)
Arciprete Francesco Marullo, – Non ci resta che pregare il Signore e abbandonarci nelle braccia della Madre celeste. Solo loro possono aiutarci e liberarci da questo incubo. Riuniamoci in preghiera, e ad alta voce facciamo sentire alla Madonna il nostro bisogno di aiuto…
Salve, Regina, Mater misericordiae, / vita, dulcedo, et spes nostra, salve. / Ad te clamamus, exsules filii Hevae, / ad te suspiramus, gementes et flentes / in hac lacrimarum valle. / Eia ergo, advocata nostra, illos tuos / misericordes oculos ad nos converte. / Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, / nobis, post hoc exsilium, ostende. / O clemens, O pia, O dulcis Virgo Maria.
(“Salve, Regina, Madre di misericordia; / vita, dolcezza e speranza nostra, salve. / A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; / a Te sospiriamo, gementi e piangenti / in questa valle di lacrime. / Orsù dunque, avvocata nostra, / rivolgi a noi gli occhi / tuoi misericordiosi. / E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, / il frutto benedetto del Tuo seno. / O clemente, o pia, / o dolce Vergine Maria!”)

Prima contadina – Sentite questi boati, sembrano esplosioni…
Seconda contadina – No, a me sembrano tuoni che rotolano con fragore…
Arciprete Francesco Marullo – Hai ragione, sono tuoni fragorosi… e già si sentono tintinnare sulle tegole le prime gocce di pioggia…
Prima contadina – Più che gocce mi sembra un grosso temporale, con pioggia battente e violenta…
Arciprete Francesco Marullo – E’ la conseguenza di diversi giorni di umidità ed afa, cariche di vapore acqueo eccezionale…
Terza contadina – E’ come se la Madonna si fosse messa a piangere dinnanzi alle tristi nostre condizioni, e in qualche modo abbia voluto aiutarci, spegnendo i fuochi, che divampano dappertutto in tutte le zone del paese e nel castello…
Contadino (trafelato e inzuppato, entra in chiesa gridando) – I Turchi vanno via, i Turchi vanno via… sono in ritirata verso la marina… Impauriti per la violenza del temporale, hanno arraffato in fretta e furia le ultime cose e sono scappati…
(Chiusura scena con lo spegnimento delle luci)

Scena quinta – Il ringraziamento…
(Apertura scena con l’accensione delle luci)

Coro di ringraziamento (con supporto base musicale)Ti ringraziamo Vergine Santa e ai tuoi piedi chiediamo perdono / se per disperazione abbiamo dubitato del tuo amore / Il tuo aiuto ci ha reso più saldi nella fede / Non dimenticheremo mai questo giorno miracoloso / e lo consegneremo in eredità ai nostri figli, nipoti e pronipoti / Il tuo nome sarà per sempre inciso nei nostri cuori / e in tuo onore, per celebrare le tue lodi, / ci riuniremo in confraternita e ti festeggeremo sempre con particolare attenzione / e con solenne rito e processione / Questo santo giorno sarà ricordato per sempre…
(Il coro rimane sullo sfondo in ombra)
Arciprete Francesco Marullo (in ginocchio, insieme ai fedeli riuniti in chiesa) – Abbiamo salvato la vita, ma perso tutto… Un paese distrutto, molte vite trucidate, ma la vita di tanti è salva, con l’aiuto e l’assistenza di Maria… Gli assalitori hanno profanato la chiesa di Santa Caterina, tagliando tra l’altro, per odio e spregio, la testa della Madonna e del Bambino, raffigurate nel bellissimo altorilievo in marmo bianco, presente nel luogo sacro…
Teodoro – Non è una coincidenza quel che è successo: oggi, 8 settembre 1594, festa del nome di Maria, la Madonna si è messa a piangere dinnanzi ad un paese in rovina e a gente disperata…
Contadino – Abbiamo salvato la vita, ma tutto intorno è desolazione… Come faremo a risollevarci? E’ possibile ricostruire e ripopolare questo paese, che fino ad ieri pulsava di vita?
Teodoro – Dinnanzi a questa desolazione, io ho bisogno di ritirarmi a vita solitaria e di preghiera… Anche di questo ha bisogno questo territorio, attraverso i tanti cenobi basiliani sparsi tra le balze aspromontane…
Arciprete Francesco Marullo – Sicuramente non sarai il solo ad andartene… questi luoghi ormai sono insicuri e indifendibili, se non si provvederà a costruire sulla costa altre torri di avvistamento e di difesa… Molti cercheranno di trasferirsi verso il casale di Malestare e nei paesi più lontani dalla costa, al di là del monte Varraro…
(Chiusura scena con lo spegnimento delle luci di scena e base musicale – Tutti escono di scena, per rientrare successivamente, a luci piene, per i saluti di rito finali…)

Canti finali dedicati alla Madonna
Immacolata, Vergine bella, / di nostra vita Tu sei la stella. / Tra le tempeste, deh guida il core / di chi T’invoca Madre d’amore. / Siam peccatori, ma figli Tuoi, / Immacolata, prega per noi. / Tu che nel cielo siedi regina, / a noi pietosa lo sguardo inchina. / Pel divin Figlio che stringi al petto, / deh, non privarci del Tuo affetto. / Siam peccatori, ma figli Tuoi, / Immacolata, prega per noi. / Madre celeste sta a noi vicino / mentre ancora siamo in cammino; / tendi la mano a questo mondo, / deh! fa che tutti giungano in fondo. / Siam peccatori, ma figli Tuoi, / Immacolata, prega per noi
Mira il Tuo popolo, o bella Signora / che pien di giubilo oggi Ti onora, / anch’io festevole corro ai Tuoi piè / o santa Vergine prega per me. (2 v) / Il pietosissimo Tuo dolce cuore, / egli è il rifugio al peccatore, / tesori e grazie racchiude in sé / o santa Vergine prega per me. (2 v) / In questa misera valle infelice / tutti Ti invocano Soccorritrice, / questo bel titolo conviene a Te / o santa Vergine prega per me. (2 v)

 

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