Teatro

Antica Kroton: i segni del passato

Antica Kroton: i segni del passato

– dall’agorà greca alle piazze moderne –

 

(estratto dall’omonima rappresentazione in dieci scene e un prologo)

 

 

Personaggi e interpreti     
Voce narrante –
Pitagora –
Gissing –
Il pitagorico –

Coro
Primo cittadino –
Secondo cittadino –
Terzo cittadino –
Quarto cittadino –
Quinto cittadino –
Sesto cittadino –
Settimo cittadino –
Ottavo cittadino –
Nono cittadino –
Decimo cittadino –

                                                         Prologo (a sipario chiuso)

Voce narrante – Le ombre di chi ha amato e ha dato tanto alla città di Crotone ancora vagano e sono visibili solo da chi ama la storia di questo territorio. Ombre in pena per le condizioni di degrado attuali e incapaci a capire come la città si sia potuta ridurre così, ma insieme speranzose in una inversione di tendenza e in un ritorno ai fasti di un tempo…

Primo cittadino – La città produceva cultura e la sua civiltà veniva esportata… Ora mi fa sentire male questo stato di abbandono…

Secondo cittadino – Abusivismo, sporcizia e degrado dappertutto… una vera discarica a cielo aperto. Mi si stringe il cuore…

Coro – Viviamo tempi difficili. Quando una comunità perde il senso del sacro e della bellezza, i risultati sono quelli che vedete: una continua giustificazione macchiavellica di comportamenti che rispondono solo a logiche di potere politico ed economico. La grande impostura dei nostri tempi è spacciare per deontologia professionale la mancanza di etica…

Terzo cittadino – Mi chiedo spesso se la situazione è veramente grave come la si descrive…

Coro – Se non grave, è molto seria. La nostra generazione non è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra etica ed economia, tra etica e politica, tra etica e tecnologia, e sta consegnando nelle mani dei giovani una società fortemente problematica. L’augurio e la speranza che le nuove generazioni sappiano operare meglio di noi: ai giovani non mancano entusiasmo, energia e voglia di fare…

Quarto cittadino – E’ proprio dei giovani la voglia di cambiare…

Coro – Non è stato sempre così. Nel passato questi luoghi hanno avuto anche momenti esaltanti di civiltà. E’ a quei momenti oggi bisognerebbe fare riferimento per recuperare valori e principi di civile convivenza.

Quinto cittadino – Anche io l’ho sempre detto agli amici che è importantissimo conoscere le nostre radici, da quelle personali a quelle del territorio…

Coro – La conoscenza del nostro passato ci fa capire meglio il presente e rendere funzionale ogni nostro progetto…

Sesto cittadino – Avete perfettamente ragione: bisognerebbe vivere il territorio con maggiore rispetto e leggere in esso la nostra storia. Osservate bene questo sito: qui la storia ha lasciato il segno e qualche rudere (nonostante le continue distruzioni operate dall’uomo). Qui tutto ancora ci parla e ci mette in contatto con il passato. Al solo pensiero mi emoziono e la fantasia galoppa…

 

                                                Scena prima: L’Agorà e dintorni

La scena si svolge nell’area di fronte al Campo sportivo “Ezio Scida”, esattamente dove nell’antichità sorgeva l’agorà, lo spazio più importante della polis, dove si svolgevano i commerci e la vita pubblica cittadina. Al centro della piazza si ergeva una grande statua dedicata al di Apollo…

Pitagora – Anch’io non ho mai capito perchè in altri siti è cosa naturale rispettare e valorizzare le vestigia del passato, mentre qui non si ha cura delle proprie radici identitarie, che pur sono importanti e famose. Niente riesce a modificare i comportamenti scorretti, nè la repressione delle norme (per la verità molto blanda, anzi inesistente), nè l’educazione familiare e l’insegnamento scolastico. Niente, ma neppure scalfire…

(Dopo breve pausa)

Torno spesso in questa città, che ho amato tanto e dove invano ho cercato di diffondere le mie idee di giustizia, di bellezza, di ordine, sobrietà e del giusta mezzo, e mi ritrovo attratto da questo luogo, nel tempo molto trasformato.

Primo cittadino – Fa piacere, Maestro Pitagora, sentirti parlare con affetto di questa città, che è stata ingrata nei tuoi confronti… Ma dimmi, qual è il motivo che ti lega in particolare a questo sito, sporco e abbandonato…

Pitagora – Qui sorgeva l’agorà principale della vecchia Kroton, e ogni volta che torno con il cuore gonfio di gioia, mi ritrovo subito dopo con la mente gonfia di tristezza a riflettere (e fare confronti) sui fasti del passato e le miserie del presente.

Seduto in religioso silenzio e alla ricerca di piccole speranze, sento espandersi dalle pietre ormai silenti, sepolte ai piedi di moderne costruzioni, i brusii e le voci di un mondo antico, nella vasta piazza un tempo anche ginnasio, con palestre votate ad estirpare la malattia dal corpo e l’ignoranza dall’anima. Era un luogo magico e sacro, attorno all’immensa statua di Apollo protettore della bellezza, della medicina e delle arti, insieme alla musica, agli affari e ai commerci. In pieno centro l’ombelico della città.

Tutta la vita pubblica crotoniate si svolgeva in questa piazza, situata tra le botteghe del quartiere artigiano vicino al fiume e la zona abitativa, concentrata nella parte collinare.

Secondo cittadino – Non ci posso credere! Un luogo così importante ridotto ad una discarica a cielo aperto, calpestato giornalmente da piedi indegni. Oggi purtroppo è diventato un vasto parco sempre più sporco e trascurato (incastonato tra l’Agip il Magistrale e la cooperativa Uranio), la cui bruttezza è solo in parte mitigata dalla vivacità e dalle magiche atmosfere domenicali del farmer market (piccola agorà di conversazioni severe, infarinate di gossip o ironie leggere, tra frutta verdura sorrisi gentilezza e salumi) e dalle nuove palestre commerciali o di bellezza (oasi e sosta nel turbinio della vita di oggi)…

Pitagora – Mi par di sentire ancora Teano rivolgersi ad Alia Arginote e Biscala (intente ad organizzare le sedute del “tiaso pitagorico”: guardate, care figlie, qui è agorà e bellezza, non sarà arduo a Zeusi trovare cinque modelle per dipingere la bella Elena

Terzo cittadino – Condivido, Maestro, la tua indignazione e amarezza, per l’assoluta mancanza di rispetto nei confronti di un mondo che è ancora vivo e vociante… Sono tempi i nostri che non sanno ascoltare le voci che vengono da lontano e vedere con gli occhi del cuore persone e cose, che possono dare ancora emozioni…

Pitagora – Tra queste voci, mi par di sentire ancora le voci dei fabbri-artisti, intenti a caricare presso la vicina foce dell’Esaro (a quei tempi navigabile), su nave capiente, due statue di guerrieri in bronzo, destinate a naufragare durante il viaggio nel mare della vicina Riace…

Sempre nel piccolo porto dell’Esaro mi par di vedere ancora l’ennesimo sbarco di Milone, osannato vincitore, di ritorno dall’ennesima vittoria olimpica… e ancora la veloce partenza di Faillo e compagni, in soccorso degli Ateniesi a Salamina…

Quarto cittadino – Da crotonese, caro Maestro, mi dispiace ammettere che in questa città (dove è diffuso il complesso di Procuste, che sviluppa comportamenti distruttivi) latitano, per intricati motivi storici (difficili da sciogliere), sia la cultura che l’orgoglio delle proprie radici… Però questo non deve mettere in ombra l’attività di una minoranza che da anni si batte per una rinascita di questo territorio, con la valorizzazione e l’attualizzazione anche del tuo pensiero… A pochi passi da questo sito, coperto di erbacce e rifiuti di ogni genere, dove poco è sopravvissuto alle offese del tempo e degli uomini, è stato creato dal niente un parco-museo (sulla collina che copre il vecchio teatro greco), dedicato a te e al tuo pensiero matematico, per l’ostinazione e la passione di pochi “eroici” cittadini…

Quinto cittadino – Pochi ma pitagorici nell’animo, che nei loro percorsi iniziatici, s’ispirano al tuo pensiero, convinti che la tua indicazione in 33 delle sequenze algoritmiche del viaggio esoterico, e il lascito all’Umanità, attraverso i tuoi discepoli, di 33 libri (uno per ogni aspetto della conoscenza e della saggezza), che trasmessi gelosamente da padre in figlio, ancora oggi circolano per indicare la strada retta all’Umanità traviata….

Pitagora – Quello che hai detto mi conforta…

Frate francescano – Io, al contrario, rimango pessimista. Non solo dei resti del periodo greco si sono perse le tracce per mancanza di sensibilità conservativa, ma anche di quelli più recenti. Sembra che gli abitanti di questo territorio siano affetti da una furia distruttrice insaziabile…

Qui a pochi passi di dove era l’agorà greca sorgeva un grande convento dedicato a Gesù e Maria (altri sorgevano fuori della città racchiusa da alte mura: il convento dei Cappuccini, il convento degli Osservanti, il convento dei Carmelitani…).

Nel Cinquecento il Convento ebbe il suo massimo splendore per la presenza al suo interno dell’icona più importante della città, bruciacchiata e abbandonata dai saraceni dopo una delle tante scorrerie sulle coste calabresi, e ritrovata sotto l’Irto dal contadino Agazio Lo Morello, il quale in punto di morte consegnò ad un nostro confratello.

Era il primo giugno 1519 e per diversi anni qui si svolgeva la festa religiosa della Madonna di Capocolonna, qui si svolgeva una grande fiera, che richiamava gente da tutto il Marchesato…

Di quel grande convento oggi sono rimasti pochi resti, violati, violentati e utilizzati per attività profane, dopo un restauro discutibile…

Gissing – Il frate ha ragione. Ricordo di aver visitato (appena un secolo e mezzo fa) proprio in questa zona un aranceto del marchese Berlingieri, ben tenuto ed ora è scomparso. Un ammasso informe di cemento, costruzioni non armonizzate con la natura e neppure tra di loro hanno distrutto i segni lasciati da tutte le generazioni precedenti…

 

Indice

Prologo

Scena prima: L’Agorà e dintorni

Scena seconda: Il recinto sacro di Capocolonna

Scena terza: Le prove del riscatto (Fratelli Bandiera, Moti rivoluzionari)

Scena quarta: Mietitori sotto il sole (portici, campi)

Scena quinta: Gissing, il viaggiatore deluso e scalognato

Scena sesta:

Scena settima:

Scena ottava:

Scena nona:

Scena decima:

You cannot copy content of this page